L’amianto è stato molto utilizzato negli
anni passati: la sua notevole resistenza lo ha reso il materiale ideale per le
coperture del tetto, tubature o piastrelle. La pericolosità dell’amianto però
sta nelle sue fibre. Se il materiale è danneggiato e si polverizza, inalarlo
può creare dei danni all’apparato respiratorio dell’uomo, causando malattie
anche gravi. Queste proprietà nocive vennero scoperte già negli anni ‘60.
Tuttavia, la produzione di amianto continuò fino al 1992, anno in cui venne
vietato in Italia e in tutta Europa. Oggi esiste anche una risoluzione europea
che prevede l’eliminazione dell’amianto da ogni Paese entro il 2028.
Se il manufatto in amianto è danneggiato
o rischia di sbriciolarsi e diffondersi nell’area, dal momento che presenta un
rischio serio per l’uomo, deve essere rimosso totalmente e sostituito
attraverso lo smaltimento. Nel caso in cui il materiale sia compatto e quindi non
presenti rischi per la salute dell’uomo, si può invece procedere alla bonifica
dell’amianto, tramite incapsulamento o confinamento. La bonifica
dell’amianto è un’operazione diversa dallo smaltimento. Questo intervento,
infatti, nella maggior parte dei casi, consiste nel mantenimento delle
strutture in amianto che vengono coperte e messe in sicurezza, senza essere
smaltite in discarica.